Siamo guidati, non può essere che così.
Stamattina mi sono alzato con questa sensazione, nata dagli ultimi 4 giorni. O meglio, consolidata negli ultimi 4 giorni, perché non credo che certe sensazioni possano nascere di botto, a meno di eventi traumatici, piuttosto ci arrivano gradualmente, a patto che ci dedichiamo a noi stessi con costanza.
Essere guidati significa
fare ancora meglio
ciò che desideriamo
nel profondo.
Inizia venerdì. La settimana finisce con un’ultima sessione qui a DAIMON e la sensazione che sia stato tutto bello e tutto abbia fluito armoniosamente. Assaporata quella sensazione lì, eccone salire un’altra, di tutt’altra natura. Un involucro di ansia, che spesso arriva quando hai fatto qualcosa di sbagliato, inadeguato, non allineato a te. E non capisco. Non è coerente, con quanto penso del momento. Non posso farci niente, quel sentire permane, cerco di accoglierlo senza giudizio e osservarlo.
A casa con Francesca, condivido il mio stato d’animo e provo a dare delle motivazioni, ma nessuna mi risuona veramente. E anche Francesca, che in quel momento, ascoltandomi con sincerità, mi fa da specchio, non mi restituisce qualcosa di assimilabile alla sensazione.
La testa non comprende, so che va bene così, spesso non è il momento di comprendere, bisogna solo lasciare accadere e rimanere vigili, osservare, appunto.
Quel fine settimana, con Francesca, abbiamo partecipato a un workshop sul Canto e la Voce Essenziale, organizzato da Vocal Essence®. Giovanna Mazzon, guida e mentore del metodo, inizia chiedendo “Vi ricordate il tema di questi due giorni?” e poi continua specificandolo “La Vergogna“. E io mi dico, “la vergogna, davvero? Non era un altro?” E poi lo ripete “La Performance“…
-Ah, ecco!- mi dico, la performance, questo ha molto più senso, avevo capito male.
Poi entriamo nella stanza lavoro e in cerchio ognuno condivide l’intenzione di lavoro con tutti i partecipanti. E lì mi rendo conto che la mia intenzione di lavoro è proprio la vergogna. Ed è esattamente la sensazione portata fuori da quell’involucro d’ansia, il giorno precedente.
Qualcosa/Qualcuno – fin dal giorno precedente – aveva già iniziato a farmi lavorare nella direzione di questo seminario, e di ciò che necessitavo maggiormente, per fare un altro passo avanti nella riscoperta della mia voce essenziale.
Il lavoro con Giovanna e tutti i partecipanti, insieme a Francesca, è stato profondo e trasformativo. E quando trovi la guida giusta per quel momento di vita, è naturale che sia così – non scontato, ma naturale. È stato particolarmente provante, perché sono tornato a stretto contatto con un “blocco vergogna” importante, sedimentato nelle memorie, sicuramente di me bambino, ma forse ancora più antiche. E mi hanno fatto sentire perentoriamente quella sensazione di essere sotto attacco, e se avessi sbagliato qualcosa, sarei stato colpito e affondato.
E naturalmente ho sbagliato di tutto
e non sono stato né colpito, né affondato.
Ma ci sono momenti in cui
sapere questo non aiuta,
anzi rischia di allontanarci dalla difficoltà.
Perché alcune difficoltà vanno attraversate anche nella loro assurdità di pensiero:
quando questo è onesto e risuona con la sensazione che stiamo provando.
Son felice di essere risuscito a starci dentro, ad abitare il sentire, anche a discapito della performance. Un sentire che chiamo vergogna, ma che va al di là del significato della parola stessa, e di ciò che ognuno di noi associa a quella parola, perché era una sensazione molto specifica e personale, molto più densa delle parole che io sarei in grado di trovare, per descriverla.
Per tutto il tempo, la mia testa è stata insoddisfatta, ma gentile, mi ha permesso di lavorare al meglio e senza scappare. E nel viaggio di rientro, ho condiviso con Francesca le sensazioni, la difficoltà. E questa volta il suo ascolto attivo, mi ha fatto di nuovo da specchio, e la mia condivisione risuonava perfettamente con la mia sensazione.
Il giorno seguente, ieri, il lavoro ha iniziato a sciogliersi e anche la testa ha potuto iniziare a comprendere. È stato bellissimo sentire che tutto è iniziato con un involucro di ansia e che il blocco vergogna, era un altro involucro e che sotto c’era e c’è questa parte di me, rattrappita come se venissimo accartocciati dentro una scatola per ore, se non giorni, che gioiva nel riprendersi il suo spazio.
Il lavoro non è finito e non si è risolto completamente, ma stare in quel sentimento che mi viene da chiamare Vergogna, adesso significa anche stare insieme a quella parte di me che da un certo punto in poi non ha più potuto parlare, mentre da questo fine settimana ha rivisto il suo dono: la parola e la parola cantata.
Mi son ritrovato ieri a cantare, con una nuova libertà e un nuovo piacere nell’ascoltarmi.
C’è tanta strada da fare, e ce ne sarà sempre, ma se mi volto a guardare gli ultimi 4 giorni, posso solo pensare di essere stato guidato. E se ci rendiamo conto, che essere guidati, non significa non avere potere di scelta, ma piuttosto, significa
fare ancora meglio
ciò che desideriamo
nel profondo.
Lascia un commento